Residenza anagrafica nella casa affittata: quando il proprietario può mantenerla




Residenza anagrafica nella casa affittata: quando il proprietario può mantenerla

Affittare un immobile è una scelta sempre più comune, sia per i proprietari che vogliono mettere a reddito il proprio patrimonio, sia per gli inquilini che cercano una soluzione abitativa flessibile. Ma cosa succede alla residenza anagrafica del proprietario quando concede in locazione la sua casa? Può mantenerla o deve necessariamente trasferirla altrove? Vediamo cosa dice la legge e quali sono le eccezioni possibili.

Il principio generale: la residenza segue la dimora abituale

L'art. 43 del Codice Civile definisce la residenza come il luogo in cui una persona ha la sua dimora abituale, cioè dove vive stabilmente e ha il centro dei propri interessi personali e professionali.

Di regola, quindi, il proprietario che affitta la sua casa a terzi non può mantenere lì la residenza, proprio perché non vi abita più in via continuativa. Sarebbe una dichiarazione non veritiera, passibile anche di sanzioni penali per falso in atto pubblico.

Inoltre, l'art. 1571 del Codice chiarisce che il conduttore ha diritto al pieno godimento dell'immobile locato, il che mal si concilia con una residenza del locatore negli stessi spazi.

Le eccezioni: quando il proprietario può restare residente

Tuttavia, una Circolare del Ministero dell'Interno (n. 9/1994) ammette alcune deroghe al principio generale, consentendo al proprietario di conservare la residenza anagrafica nell'immobile locato in casi eccezionali, debitamente motivati e documentati, come:

Il mantenimento di un'utenza domestica (luce, gas, telefono) intestata al proprietario

Il trasferimento solo temporaneo del proprietario per ragioni di lavoro, studio o cura

La riserva, da parte del proprietario, di un locale ad uso personale all'interno dell'immobile

In queste ipotesi, il proprietario potrà legittimamente dichiarare di risiedere ancora nell'immobile, pur concesso in godimento a terzi, a condizione di poter provare in modo puntuale la ricorrenza delle condizioni di legge.

Cosa fare in caso di irregolarità o dubbi

Per evitare contestazioni o contenziosi, la soluzione migliore è sempre la trasparenza e la correttezza reciproca tra proprietario e inquilino.

Al momento di stipulare il contratto di locazione, è bene che il conduttore verifichi la residenza del locatore e, se risulta ancora presso l'immobile locato, ne chieda conto e ottenga rassicurazioni circa la regolarità della situazione.

Dal canto suo, il proprietario che mantiene la residenza nell'immobile affittato dovrà:

Specificare nel contratto il motivo della deroga e la porzione di spazi eventualmente riservata al suo uso esclusivo

Comunicare all'inquilino e al Comune l'eventuale trasferimento di residenza, entro 20 giorni dal verificarsi del fatto

In caso di dubbi o anomalie, meglio rivolgersi subito a un legale esperto per una consulenza mirata, che possa fugare incertezze e tutelare i diritti di ciascuno.

Conclusioni

La regola base è chiara: chi affitta casa non può più risiedere lì, perché viene meno il requisito della dimora abituale. Ma la prassi amministrativa ammette alcune eccezioni, per venire incontro a situazioni particolari meritevoli di tutela.

L'importante è che tutto avvenga alla luce del sole, con il consenso informato di entrambe le parti e nel rispetto delle condizioni di legge. Solo così si potranno prevenire liti e garantire un sereno svolgimento del rapporto locatizio.

Un rapporto fondato sulla collaborazione e il reciproco affidamento, in cui proprietario e inquilino siano alleati e non controparti. Perché la chiarezza conviene a tutti e una casa trasparente è una casa felice.

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